martedì 20 ottobre 2009

Ontopsicologia e Memetica

"In un eccellente articolo, la Blackmore sintetizza e coordina la visione memetica e definisce la propria scelta: '…noi siamo macchine memetiche create solo da e per gli stessi replicanti: la nostra sola vera libertà proviene dal non ribellarsi… e realizzare che non c’è nessuno a cui ribellarci'" (da Nuova Ontopsicologia, n° 1/2002). Questa posizione assomiglia al pensiero fatalista, al nichilismo, ad un essere per la morte. Al finale tutto è destinato, tutto è già programmato.
Questo atteggiamento sembra di fatto condiviso dalla maggioranza umana. A volte è anche una piacevole tentazione. Ma io non posso per quattro motivi: 1) ho esperienza, nei miei oltre sessanta anni, di aver fatto radicali cambiamenti psicologici, sociali, ideologici. E ogni volta sapevo che lasciavo una zona certa per l’ignoto; 2) conosco azioni e piaceri che mi evidenziano il frutto dell’autonomia e la coscienza di vedere anche gli stereotipi o memi che scelgo e uso, secondo le circostanze; 3) se anche questa mia certezza fosse strategia memica, cioè io sono un meme che apre nuovi programmi, scelgo la costanza della mia iniziativa privata basata su l’In Sé ontico: questo possiede la coincidenza reversibile con l’universo della vita; 4) ogni volta che sono entrato nella logica d’un meme a lungo percorso, l’ho analizzato in altre persone, ho constatato che era un meccanismo con la sua coazione a ripetere e che senza una produzione originale extra il meme non ha alcuna autonomia” (Antonio Meneghetti). Un libro che dà la possibilità di una originale lettura del nostro tempo e per il futuro.